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INQUISIZIONE 2.0

Per secoli il potere della Chiesa, e di gran parte delle religioni, si è retto su un semplice assioma fondato sulla paura: esiste una e una sola Legge dettata da un Dio unico al quale devi credere per Fede, obbedendo ciecamente ai suoi sacerdoti, e se trasgredisci patirai pene eterne.
Un meccanismo quasi infantile che ci fa sorridere oggi, perché grazie a quegli uomini che hanno sgretolato la paura con la Ragione, spesso a costo della vita (per giunta vilipesi da quelle masse per le quali si sacrificavano), noi possiamo guardare a quegli oscuri tempi con la certezza che non si ripeteranno più.
È vero, non si ripeteranno più nelle stesse modalità, nessuno verrà più bruciato sul rogo per le sue idee non conformi al dogma, perché siamo uomini evoluti ormai. Talmente evoluti da non esserci nemmeno accorti di aver sostituito tout-court il dogma della Religione con quello della Scienza e che il Potere – evoluto anch’esso – lo utilizza nella stessa identica maniera (certo, non si può definire più “scienza” qualcosa che impone verità inconfutabili e rifiuta di mettersi continuamente in dubbio, fondamento di ogni pensare scientifico… ma tant’è).

Con i secoli cambiano i dogmi di riferimento e i relativi metodi per eliminare i blasfemi, ma non cambia il principio: Socrate fu obbligato a ingerire la cicuta dai pagani, Giordano Bruno fu bruciato vivo dai cristiani, Galilei fu costretto all’abiura per evitare la stessa fine, solo per citare alcuni dei più grandi accusati di divulgare fake-news nel passato. Grazie a loro non viviamo più in tempi così “barbari”, quindi per eliminare un eretico (che poi magari un giorno si scoprirà avere ragione) non abbiamo più bisogno di farlo fisicamente: in tempi di smaterializzazione, dove il virtuale ha sostituito il materiale, i processi e i roghi diventano mediatici così come la gogna, e chi proprio non si piega e continua a insistere che è la terra a girare intorno al sole contrariamente alle Sacre Scritture, viene oscurato dalla Rete, condannato al silenzio di quella che un tempo era la gattabuia, coperto di derisione e di insulti mediatici da parte della massa religiosamente indottrinata. Fine della dialettica, fine di ogni confronto… Ma allora non è cambiato nulla, ci siamo solo spostati dal piano fisico a quello virtuale? Se la Scienza (solo quella ortodossa) è la nuova religione, i virologi (solo quelli ortodossi) i suoi sacerdoti, i media (solo quelli ortodossi) i pulpiti per le loro prediche, i social le gogne, e il “ban” la nuova censura, cosa è cambiato? Eppure credevamo di essere liberi, come è potuto accadere?

È semplice, siamo noi che l’abbiamo permesso. L’assurgere della Scienza a dogma religioso – processo che si è reso particolarmente evidente in questi tempi di “emergenza sanitaria” – non è che una parte di quel Pensiero Unico che si è imposto con la nostra accondiscendenza negli ultimi anni. Eppure gli Illuministi ci avevano insegnato a diffidare di ogni pensiero che vuole imporsi come Verità Assoluta senza contraddittorio, ci avevano insegnato addirittura a combatterlo con tutte le nostre forze, anche e soprattutto proprio SE IN ACCORDO con esso.

“Non sono d’accordo con la tua opinione, ma morirei per difenderla”.

Questa frase, attribuita a Voltaire, dovremmo incorniciarla sul letto e meditarla ogni sera e ogni mattina. È proprio su questo che siamo inciampati negli ultimi anni e precipitati negli ultimi mesi. Non solo abbiamo accettato senza contraddittori il “politicamente corretto”, ma ne siamo diventati anche fanatici difensori, iniziando a perdere fatalmente la nostra libertà proprio a partire dall’offesa alla libertà d’opinione del prossimo. Per fare qualche esempio, ho visto commenti entusiastici di approvazione (piena di odio) per l’oscuramento di WebTV dissidenti, applausi per l’istituzione di Tribunali dell’Indice anti-fake news e addirittura ovazioni per la recente, inaudita, decisione di Youtube di rimuovere ogni video contrario alle indicazioni della Sacra Organizzazione Mondiale della Sanità. Sbagliato, perché una volta passato A QUALUNQUE TITOLO il principio di censura, un giorno potrebbe capitare anche a te, qualora ti venisse un pensiero fuori dai binari. È il principio che conta, non l’opinione che si va a censurare.

Questo è l’humus dove si è innestata la pandemia che ha permesso al Potere di sfruttare la paura per stringere ulteriormente i cordoni della libertà, dopo averla delegittimata intellettualmente per anni e aver già compiuto recenti “prove di emergenza” col terrorismo e la crisi economica, peraltro ben riuscite. La paura è una preziosissima alleata del Potere perché quando si ha paura si regredisce a uno stadio infantile, si spegne il cervello (ove presente) e ci si rifugia nell’abbraccio rassicurante di un’autorità paternalistica, sia essa il Presidente del Consiglio, il Papa, o la televisione di Stato. Atteggiamento comprensibile, per carità, ma bisogna sempre tener presente che si paga con la libertà. Certo, la libertà è un peso per chi ha paura, chi ha paura non vuole farsi domande, vuole soltanto che l’autorità lo protegga e che gli indichi cosa è Bene e cosa è Male, con la certezza di non essere mai contraddetto. Per questo il Potere avrà tutto l’interesse a mantenere lo stato di emergenza più a lungo possibile e i suoi poveri bambini impauriti – che lui stesso ha terrorizzato ad arte – obbedienti e soprattutto incapaci di sviluppare un pensiero individuale, l’unica arma in grado di rovesciarlo.

Ed è inutile che ce la prendiamo con chicchessia, è solo colpa nostra, sono i risultati di un processo che è progredito strisciante per anni col nostro consenso e che ci ha fatto dimenticare – imbambolati dal benessere – che la libertà è un valore NON NEGOZIABILE in nessun caso, terrorismo, crisi economica o pandemia che sia, come ho già scritto in altre riflessioni. È il valore supremo, posto più in alto della salute e della vita stessa, e che inizia proprio dalla difesa incondizionata della libertà di opinione altrui. E chi è senza peccato, scagli la prima pietra.

(Dipinto di Cristiano Banti – Galileo davanti al Tribunale dell’Inquisizione – 1857)

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