
Il pianeta Giove, più vicino alla Terra rispetto a Saturno, è il più grande del sistema solare ed è sempre stato percepito fin dall’antichità come l’astro regale che rappresenta la brillante intelligenza celeste che ha formato l’universo, portando ordine dal caos, e che lo mantiene grazie alla sua saggezza cosmica. Zeus-Giove “padre degli dei e degli uomini”, come lo definisce Omero, dopo aver sconfitto i Titani regna sugli dei olimpici e sui popoli, portando forma ed equilibrio. Vedremo che queste qualità si riflettono nel metallo stagno, da sempre associato a Giove, i cui processi agiscono principalmente nel cervello e nel fegato dell’uomo.

Rispetto al suo “vicino” piombo, lo stagno ha in comune molte proprietà, ma anche importanti differenze: come il piombo è poco tenace, facilmente dilatabile e fusibile, nonché cattivo conduttore di elettricità e calore. Tuttavia non è tossico per l’uomo, ha una bella lucentezza (veniva un tempo utilizzato per gli specchi) e un suono puro, tanto da venir utilizzato in alta percentuale nel bronzo delle campane e in purezza per le canne degli organi da chiesa. All’opposto del piombo, è il più leggero dei sette metalli e, nonostante sia facilmente malleabile, possiede tuttavia una struttura cristallina interna. Avere malleabilità e struttura cristallina può sembrare una contraddizione, ma la vera particolarità dello stagno risiede proprio nel mettere in relazione tali proprietà: il rumore che si sente quando si piega una barra di stagno (chiamato “grido dello stagno”, simile allo scrocchio di quando ci si piega sulle ginocchia) è originato dallo scorrere delle strutture cristalline l’una sull’altra.
Perciò lo stagno ci si presenta come un metallo già formato ma nel contempo ancora da formare, in continuo equilibrio tra la forma plastica e la dissoluzione della forma, tra mobilità e possibilità di forma, grazie alle sue forze formative che non arrivano fino alla cristallizzazione. Non a caso viene utilizzato per le saldature, che ci portano per analogia all’unione tra le ossa tramite le cartilagini, ma anche al processo di pensiero logico che concatena, potremmo dire “salda”, un pensiero all’altro: cartilagini e cervello sono appunto ambiti di influenza del processo Giove/stagno.

Il suo tema è quindi “struttura in movimento” con formazione di un “confine plastico” (differente dal confine cristallizzato e definitivo visto per il piombo) o, per riassumerlo con una definizione di Steiner, “governo dei liquidi”. Infatti in medicina antroposofica trova indicazione terapeutica in presenza di un eccesso sia di consistenza che di fluidità, al fine di riportare le giuste proporzioni tra solido e liquido. Steiner stesso lo indica come metallo d’elezione nella cura dell’idrocefalia (il cervello, come si è detto, è appunto organo di Giove/stagno), ma anche per le funzioni delle sierose (iperidrosi o essiccamento), versamenti infiammatori, cisti, pericarditi, pleuriti e soprattutto per l’artrosi, altra sua indicazione principale, dove esiste in contemporanea il disseccamento e la perdita della forma delle cartilagini articolari. In questi casi si somministra addirittura stagno ponderale fino al 5% o si applicano direttamente foglietti di stagno sulla parte interessata. Viene utilizzato anche per curare il processo opposto alla degenerazione artrosica, ossia quando si verificano secrezioni patologiche di acqua nella capsula articolare, sempre con lo scopo di riportare l’equilibrio nel governo dei liquidi.
Quando si parla di governo dei liquidi, di equilibrio tra sciogliere e condensare, non si può non pensare al fegato, il grande alchimista del nostro organismo, che in effetti è l’altro organo del processo Giove/stagno. In esso è presente il ritmo tra solve (per esempio nel flusso della digestione) e coagula (nella formazione di sostanza, come il glicogeno) e lo stagno interviene nel ripristinare l’ordine nei disturbi dell’organismo-acqua epatico, come cirrosi o asciti.
Riassumendo, le tre principali azioni terapeutiche dello stagno risiedono nel portare plasticità nell’ambito fluido delle articolazioni, nel governare i liquidi del fegato e nel donare forma al cervello.

Anche gli squilibri psichici dovuti a problemi organici del processo Giove/stagno sono legati al cervello (base fisiologica del pensare) o al fegato (base fisiologica di determinati movimenti animici e di volontà), tenendo presente che questi due organi sono in continua interazione tra loro. Tale rapporto sotto il segno di Zeus è presentato in potenti immagini dal mito di Prometeo, punito da Zeus per aver donato troppo presto il fuoco (immagine di volontà-fegato) agli uomini: Prometeo-fegato (elemento di volontà) è incatenato a una roccia (elemento terrestre) e ogni giorno l’aquila-Zeus (elemento del pensare che dall’alto del cervello agisce in basso sui processi vitali) gli divora il fegato (processi epatici catabolici del giorno) che tuttavia ogni notte si riforma (processi epatici anabolici notturni). Se accade che l’aquila “scende” troppo e divora eccessivamente il fegato, i processi cerebrali predominano e si hanno disturbi come neurastenia, inibizione della volontà e depressione. Al contrario, se l’aquila non scende e non mangia il fegato, i processi vitali e metabolici iniziano a proliferare diventando autonomi, con problemi epatici, sentimenti senza controllo, accessi di collera. Risulta evidente che entrambi i processi sono inseparabili e interdipendenti, e devono convivere in armonia in un organismo sano (nella mitologia, Zeus e Prometeo in seguito faranno pace).

Sollevando lo sguardo dall’uomo al pianeta Terra, la predilezione dello stagno per ciò che sta sospeso tra solido e liquido la possiamo trovare sorprendentemente anche nella distribuzione dei suoi giacimenti (ricordiamo che il giacimento del metallo puro si trova dove agisce senza interferenze l’influenza del corrispondente pianeta sulla Terra). Essi sono infatti localizzati prevalentemente nelle isole, come l’arcipelago malese o australiano, ma anche nelle isole della Gran Bretagna: nell’antichità il commercio dello stagno era operato dai Fenici che, secondo i Greci, lo estraevano dalle isole Cassiteridi sotto la Cornovaglia (probabilmente le attuali isole Scilly), dalle quali deriva il nome del principale minerale dello stagno, la cassiterite. Questa si presenta come una pietra preziosa, ben diversa dalla scura galena, principale minerale del piombo, perché è un ossido e non un solfuro. Anche nel legame preferenziale con l’ossigeno in luogo dello zolfo risiede una delle principali differenze tra i due metalli.

Per concludere, diamo un rapido sguardo al “tipo gioviano”, ovvero quell’individuo nel cui corpo astrale sono predominanti le forze di Giove. Già a partire dall’aspetto fisico si presenta molto diverso dal plumbeo “tipo saturniano”: bello, imponente, testa alta e fronte larga, sguardo intelligente, dignitoso e calmo, ma anche benevolo e gioioso. Fin nei connotati fisici il tipo gioviano esprime l’autorevolezza e la regalità della sua indole. Amante delle buone maniere e dell’ordine, riesce ad appianare tutte le dispute riportando la pace e a raggiungere con naturalezza impieghi dirigenziali, rappresentando l’ideale di manager, giudice o uomo di governo. L’individuo in cui le forze gioviane sono squilibrate in eccesso sarà portato all’arroganza dovuta alla propria posizione sociale o lavorativa, alla ricerca di onori e riconoscimenti, mentre quando sono squilibrate in difetto avremo un individuo inetto, senza ragionevolezza né imparzialità o indulgenza, privo di qualunque attitudine dirigenziale.

Come si sarà compreso, il pensare è la principale qualità del gioviano e governa anche il sentimento e la volontà, donando un carattere equilibrato e un agire pacato e riflessivo. Grazie a ciò, il gioviano sviluppa fin da giovane un pensare attivo acquisendo un vasto sapere, con la capacità di potersi elevare fino allo spirituale, a livello delle idee universali. Ha inoltre uno sviluppato senso dell’arte, apprezzando soprattutto l’equilibrio della bellezza classica, con netto rifiuto di ogni forma disarmonica. Se il prototipo gioviano possiamo individuarlo nell’antichità in Socrate, nell’epoca attuale Steiner definiva Goethe un “uomo dello stagno”, ma non ci è difficile scorgere anche in Steiner stesso il tipo gioviano.
