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AUTARCHIA DELLA BELLEZZA

La Bellezza non ha ancora salvato il mondo, ma forse salverà il nostro Paese, come ha già fatto in momenti ben più difficili dell’attuale. L’unico favore che ci chiede è di percepirla e amarla come non mai, e lo chiede a ogni singolo italiano.

Durante il lockdown in molti ripetevano la cantilena: “per salvare l’Italia, ai nostri nonni è stato chiesto di andare in guerra, a noi di rimanere a casa, un piccolo sacrificio al confronto”. Adesso, per salvare VERAMENTE l’Italia, è sufficiente visitare, acquistare, mangiare e bere il meglio che offre il mondo. Più che di sacrificio, si tratta in effetti di Piacere: vivere la propria vita scegliendo ogni giorno quanto di meglio l’umanità ha prodotto e produce tuttora. Non è un appello nazionalista, solo un invito a riscoprire la Bellezza che ci circonda. È ridicolo come in Italia il solo invitare ad acquistare i propri prodotti crei ancora un ingiustificato imbarazzo di fascistica memoria, a maggior ragione ora che va anche contro le osannate leggi del libero mercato. Usciamo da queste trappole e cerchiamo piuttosto di prendere coscienza di ciò che abbiamo intorno.

In questo momento ogni Paese sta chiedendo lo sforzo ai suoi abitanti di acquistare o viaggiare nazionale, sforzo che richiede veri e propri sacrifici in alcuni casi, come non vedere mai il mare né un dipinto rinascimentale, mangiare unicamente patate o passeggiare solo tra grattacieli. A noi non è invece richiesto alcun sacrificio perché abbiamo già tutto, e ci si offre inoltre l’opportunità di scoprire luoghi o prodotti del nostro Paese che ignoravamo. Approfittiamone.
Che poi tutto ciò attivi un circolo virtuoso a cascata sull’intera economia (e quindi su noi stessi), dalle aziende agroalimentari alle manifatturiere, passando per strutture ricettive e culturali, possiamo considerarlo un graditissimo effetto collaterale. Perché non abbiamo nemmeno bisogno di farlo in nome dell’economia, ma semplicemente per il Piacere, un valore ingiustamente demonizzato (insieme alla Libertà) durante l’emergenza sanitaria. Ora possiamo riscattarlo, aiutando tra l’altro l’Italia a rialzare la testa molto più di quanto possano fare mille manovre economiche.

Tuttavia ciò potrà accadere solo se OGNUNO di noi lo farà davvero, ovviamente nella misura delle sue possibilità. Chi di solito viaggia all’estero, quest’anno potrà visitare località italiane che ha sempre evitato per la ressa – che non ci sarà – di turisti sudaticci in calzoncini e infradito, (ri)scoprendo inoltre il piacere di un turismo più calmo e colto; chi invece non avrà la possibilità di viaggiare potrà comunque (ri)scoprire la Bellezza anche solo nei sapori, semplicemente consumando cibo italiano.
Non pensiamo quindi soltanto ai benefici per l’economia, ma soprattutto a quelli per lo Spirito. Trasformiamo questo momento di difficoltà in un’occasione irripetibile per approfondire la conoscenza della nostra cultura, della nostra storia, di ciò che compone ogni nostra singola fibra. La pseudo-cultura omologata che ci siamo lasciati imporre dalla globalizzazione è necessariamente un appiattimento al ribasso per un popolo che ha la massima capacità di percepire e gustare la Bellezza in tutte le sue declinazioni. Tale capacità non deriva di certo dal patrimonio genetico né dal livello di istruzione, ma si sviluppa in qualunque essere umano che nasce e vive in un Paese dove tutto è pervaso dalla Bellezza. Se negli ultimi anni l’abbiamo trascurata, ora è il momento di tornare a viverla con tutti i nostri sensi e il nostro spirito, offrendo oltretutto a quest’ultimo la possibilità di riemergere dall’abbrutimento materialistico attuale.

Pensate, abbiamo l’occasione di compiere qualcosa di positivo contemporaneamente in due ambiti di solito contrapposti: lo spirito e l’economia. Non capita tutti i giorni.

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