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DI QUELLA VOLTA AL CAFFÈ SAN MARCO DI TRIESTE
Era un giorno di gennaio del 2012, la bora prendeva a rasoiate la faccia ed era impossibile solo pensare di camminare per strada. Io e Gaia Clotilde Chernetich rimanemmo piacevolmente prigionieri nel caffè San Marco per un pomeriggio intero, persi in discorsi letterari tra sacher e vini friulani. Lei era nel pieno dell’editing del mio Il Sole a Occidente, ma io già pensavo al mio nuovo scritto: fu lì che prese forma, per la prima volta, l’idea di un romanzo ambientato nella Fiume dannunziana.
La mia idea era più nebulosa del cielo di Trieste, ma la esposi a Gaia con quell’eccitazione che solo una bottiglia di sauvignon riesce a dare, e lei ne rimase entusiasta (certo, la bottiglia di sauvignon l’avevo divisa con lei).
Da quel giorno – questo ogni scrittore lo sa – l’idea iniziò a maturare in me per anni, fino al parto del romanzo avvenuto l’anno scorso. Mai avrei immaginato, in quel giorno di bora infernale, che sette anni più tardi avrei presentato a Trieste il mio “Sulla cima del mondo” proprio in quello stesso caffè che assistette al suo concepimento, e che Gaia, ancora una volta, ne sarebbe stata l’insostituibile editor (no, forse questo già lo immaginavo).
È stata una presentazione magnifica in un’atmosfera unica, emozionante, ancora di più per i ricordi legati a quel caffè. Ringrazio Alessandra Linda e Fabrizio Loi per l’organizzazione impeccabile e per aver permesso tutto ciò; Erica Culiat per avermi presentato con estrema professionalità e interesse; il pubblico numeroso e attento, e gli amici arrivati anche da luoghi lontani, primi fra tutti mio fratello Paolo Massimo Donfrancesco e Daniele Guarino.
La serata si è conclusa – ovviamente – in osteria con una cena triestina innaffiata da birra bavarese, poi con il doveroso omaggio alla statua di d’Annunzio appena inaugurata (tra sciocche polemiche di poveri ignoranti) in piazza Borsa. Non poteva infatti mancare il mio ultimo ringraziamento al Vate, il cui spirito ha vegliato sulla mia scrittura in ogni momento.
CAFFÈ SAN MARCO – TRIESTE
Presentazione allo storico Caffè San Marco di Trieste il 14 settembre 2019.
CASA CAVAZZINI – UDINE
Magnifica presentazione al Museo Casa Cavazzini di Udine il 10 settembre 2019, insieme a Elena Commessatti.
COSÌ NELLA BELLA FIUME ESPLOSE LA FESTA PERENNE DELLA RIVOLUZIONE
Mio articolo per “Il Giornale” sulla tre giorni di convegno nel settembre 2019 al Vittoriale degli Italiani, dedicata all’Impresa di Fiume.
GORIZIA 9-XI-2019
Presentazione di “Sulla cima del mondo” alla libreria “LEG” di Gorizia il 9 settembre 2019.
FIUGGI PLATEA EUROPA 2019
Presentazione del mio “Sulla cima del mondo” e di “Chez d’Annunzio” di Marcel Boulenger, curato da Alex Pietrogiacomi, al festival “Fiuggi Platea Europa” tenutosi a Fiuggi il 28 agosto 2019.
L’ITALIA MORALISTA E BENPENSANTE COLPISCE ANCORA
Apprendo oggi che un’associazione italiana di esuli ha rifiutato di presentare il mio romanzo “Sulla cima del mondo” perché ha un CONTENUTO SESSUALE TROPPO ESPLICITO. Per questo motivo nemmeno ne consiglierà la lettura agli associati.
La censura, del tutto inaspettata, piomba in un giorno dell’Italia del 2019 e non del 1919, quando i futuristi combattevano la loro santa lotta contro l’Italia borghesuccia e bigotta, la stessa lotta di quei giovani pieni di ideali nella breve stagione fiumana, quelli che venivano chiamati le “teste calde”, gli “scalmanati”, che volevano cambiare il mondo, che sognavano l’amore libero, la parità dei sessi e il superamento della morale borghese.
E mentre lottavano, SCOPAVANO. Sì, scopavano, e pure tanto, al di là di ogni regola: amori eterosessuali, omosessuali, bisessuali, che piaccia o no.
Nell’Italia di allora fu un comprensibile scandalo (come dimenticare le lettere del bacchettone Turati alla Kuliscioff?) e non sorprende che fu uno dei motivi per l’annientamento di Fiume, ormai considerata, in malafede, solo un immenso puttanaio. Ma adesso, a distanza di un secolo, mi si accusa di essere troppo sessualmente esplicito. Avrei forse dovuto occultare – come molti hanno già fatto – questa parte così importante dell’avventura fiumana? No di certo. Allora in che modo pensano, questi signori, possa narrare un giovane del tempo le sue avventure erotiche? Utilizzando grotteschi eufemismi come “feci volare il mio uccellino nel suo bosco incantato”? Oppure “lei assaggiò il mio gelato alla vaniglia”? No, il protagonista usa le parole che si utilizzavano e si utilizzano tuttora: cazzo, fica, culo. Tutto qua. Senza peraltro scadere mai, dico MAI, nella volgarità o nella pornografia.
Povera Italia ancora imbevuta di Manzoni e De Amicis, di quelle biblioteche stantie che Marinetti voleva (simbolicamente) distruggere, assieme al chiaro di luna e agli “oh, caro”! Se pensavate di trovare l’ennesimo romanzo elegiaco sull’Impresa di Fiume, irredentista e patriottico, fatto di fulgidi eroi asessuati di sani principi, di buoni sentimenti e devoti al Re e alla Patria, avete sbagliato. Io cerco di narrare quella parte di verità che si è voluta nascondere per decenni, e lo faccio senza giri di parole, con personaggi veri e irriverenti che non si vergognano di mostrare le loro parti “scabrose”.
E come il tenente Guido Keller, che invocava l’amore libero e praticava il nudismo sulle spiagge di Fiume scandalizzando le signore in corsetto (che tuttavia prendevano il binocolo per vederlo meglio), concludo con un giocondo ME NE FREGO.
Ringrazio sempre la modella Nolwen Smet (cui ho dovuto a malincuore tagliare la parte di foto che mostrava i capezzoli, per non incorrere anche nella censura di Facebook… ma questo è un altro penoso discorso che non voglio nemmeno cominciare) e Xstudios per l’elaborazione grafica.