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LA CROCIATA DEGLI INNOCENTI – 21 FEBBRAIO 1920

“I bambini sfilavano via ordinati all’uscita del teatro, serrandosi al braccio delle madri, fiere di trattenere il pianto. La bora assassina di febbraio prendeva a rasoiate la faccia e congelava aliti e lacrime in un fine nevischio. Nonostante la divisa pesante, il maglione a collo alto della trincea e il mantello grigioblù rubato alla cavalleria francese, tremavo appoggiato a un angolo della piazzetta di Sant’Andrea, io che avevo resistito agli inenarrabili inverni del Carso. E quei bambini, invece, marciavano serissimi e compunti con le ginocchia scoperte, senza una sbavatura, che il maggiore sarebbe stato fiero di loro e avrebbe ficcato medaglie su tutti quei baveri consunti. Quegli stessi bambini che tutti i giorni improvvisavano qua e là comizi sulle scale di casa, chiamando all’adunata altri coetanei e spesso superando in maestria i discorsi che udivano dai grandi – esordendo con qualcosa come “Fanciulli di Fiume, bambini d’Italia, in questo giorno solenne…” e concludendo sempre con un argentino alalà – avevano appena ascoltato al teatro Fenice il discorso tenuto in loro onore dal Comandante in persona e dal nuovo capo di gabinetto Alceste De Ambris: il discorso per i primi duecentocinquanta bambini – che arriveranno fino a quattromila entro l’estate – costretti ad abbandonare Fiume per non morire di stenti degni di una rocca assediata dai Lanzichenecchi.”

Dal mio “Sulla cima del mondo – il romanzo dei ribelli di Fiume”, ed. Historica 2019.

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