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PARADISI ARTIFICIALI

In questo saggio ho cercato di ampliare i miei studi sulle sostanze stupefacenti da un punto di vista soprasensibile, secondo la visione della medicina antroposofica steineriana. Se infatti la scienza convenzionale si occupa solo di descrivere i meccanismi biochimici – tra l’altro spesso ancora ignoti – di cui si servono le droghe per agire sulla coscienza umana, ampliando lo sguardo verso lo spirituale possiamo essere in grado di comprendere le ragioni di tale azione, il motivo per cui una determinata pianta vuole agire in quel modo sulla psiche e quali forze spirituali vi sono dietro.

Tale studio, come sempre accade quando si indaga con il metodo della scienza dello spirito inaugurata da Rudolf Steiner, mi ha portato ben oltre la descrizione di ogni droga, abbracciando tutte le espressioni dell’umano, come arte, letteratura, religioni, storia, miti. Le sostanze stupefacenti hanno infatti accompagnato da sempre la nostra storia, agendo sia come forze evolutive che come ostacoli all’evoluzione, sia a livello individuale che a livello generale di un determinato popolo o civiltà. Ciò perché ognuna di esse è latrice di differenti forze spirituali, dal ritorno illusorio verso il paradiso terrestre promesso dall’oppio all’incarnazione materialistica del presente favorita da alcol e coca, fino all’esplorazione di future epoche evolutive aperta dagli allucinogeni.

Per comprendere tale visione è necessario sgombrare la mente da pregiudizi e moralismi, cercando di portarsi un po’ più in là della mera esistenza fisica per gettare uno sguardo al mondo soprasensibile come causa prima di ogni manifestazione terrestre.

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STORIA D’ITALIA

Il libro che ho letto più volte nella mia vita non è un libro, ma tutti i volumi della “Storia d’Italia” di Indro Montanelli: li chiesi in regalo a quattordici anni e da quel momento tornai a leggerli più volte. Perché si leggono con la chiarezza di un articolo (di Montanelli, s’intende) e il coinvolgimento di un romanzo, perché narrano la storia del nostro Paese in maniera avvincente e precisa. La Storia d’Italia è anche la storia della civiltà europea, è la storia della nostra grandezza e della nostra bassezza, di tutto ciò che siamo ora. Tutti dovrebbero conoscerla per conoscersi, per capire, per evitare errori e facili slogan che hanno bisogno proprio dell’incompetenza storica per fare presa. Avere una coscienza e una conoscenza minima della propria storia non solo mette al riparo dalle manipolazioni, non solo impedisce di mandare al governo ignoranti incapaci, ma fornisce anche gli strumenti necessari per godere e comprendere appieno tutta la
Bellezza del nostro Paese nelle sue mille sfaccettature.

La “Storia d’Italia” di Montanelli (in alcuni volumi scritta a quattro mani con Roberto Gervaso o Mario Cervi) è un piccolo capolavoro ormai alla portata di tutti: su eBay o nelle librerie dell’usato si trovano edizioni complete per poche decine di euro che, posso assicurarvi, saranno uno dei migliori investimenti della vostra vita.

L’edizione in mio possesso è una Rizzoli del 1986 (prima edizione 1972) e consta di 17 volumi, ma se ne trovano svariate, anche aggiornate fino alla storia degli anni ‘50-‘70.

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TRATTATO DEL RIBELLE

Sì, lo so, tutti hanno letto il “Trattato del Ribelle” di Ernst Jünger. Molti l’hanno letto più di una volta, per altri addirittura – me, per esempio – è stato uno dei libri più importanti per la propria formazione.
Appunto con la convinzione di conoscerlo ormai a menadito, l’ho ripreso in mano un paio di mesi fa per trovare una frase adatta a un post che stavo buttando giù sulla libertà e la quarantena, ben sapendo che in queste 136 densissime pagine si trovano sempre le parole giuste. E niente, alla fine l’ho riletto tutto due volte, prendendo nuovi appunti e sottolineature (il testo è ormai illeggibile).

So bene che la caratteristica fondamentale di un’opera d’arte, di un “classico”, è quella di risultare sempre attuale, ma in questo preciso momento storico mi ha colpito diritto al cuore. Mi ha scosso, preso a schiaffi, caricato, ma nel contempo rasserenato. Inaspettatamente, devo ammetterlo.

Settant’anni fa Jünger aveva previsto con precisione visionaria l’evoluzione del mondo in cui ci troviamo adesso, dalla globalizzazione ai poteri sovranazionali, dalla dittatura sanitaria alla progressiva perdita di libertà dell’individuo con l’accondiscendenza dell’individuo stesso. Lungi da me fare una recensione completa di questo capolavoro – non ne avrei il tempo né la capacità – volevo solo focalizzare l’attenzione sulla bruciante attualità delle sue parole, che assumono una forza ancora maggiore se lette e meditate proprio in questo momento.

“È un fatto che i rapporti tra i progressi dell’automatismo e quelli della paura sono molto stretti: pur di ottenere agevolazioni tecniche, l’uomo è infatti disposto a limitare il proprio potere di decisione. Conquisterà così ogni sorta di vantaggi che sarà costretto a pagare con una perdita di libertà sempre maggiore”. Così, per fare un esempio.

“Il vero problema è piuttosto che una grande maggioranza NON vuole la libertà, anzi ne ha paura. Bisogna ESSERE liberi per volerlo diventare, poiché la libertà è esistenza – soprattutto è un accordo consapevole con l’esistenza, è la voglia – sentita come destino – di realizzarla”. E mi fermo qui.

Non importa quante volte l’abbiate letto, non importa se pensate di saperlo a memoria, ora, PROPRIO ORA, è il momento di rileggerlo.
Poi, se la sorte sarà con noi, ci incontreremo laggiù, nel bosco, e ne riparleremo lucidando le frecce dei nostri archi.

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ELIOGABALO

Antonin Artaud non poteva non trovarsi a suo agio nel narrare la vita di Eliogabalo, “l’anarchico incoronato”: erotismo, esotismo ed esoterismo esplodono in uno spettacolo pirotecnico surrealista e a tratti teatrale (d’altronde parliamo di Artaud), in una prosa colta, cruda e sensuale.

Sarà che sono temi da me prediletti: Roma – rappresentata dal vecchio Settimio Severo che giunge in Siria – al principio della sua decadenza, una Roma ormai intossicata di Oriente, non la Grecia, ma un Oriente lontano, assoluto, iniziatico, tuttavia già da tempo decomposto – e dunque velenoso – rappresentato da una delle quattro Giulie “belle e pronte per il doppio mestiere d’imperatrici e sgualdrine”, quella Giulia Domna che il Severo prende in moglie per il volere di un oracolo siriano che la qualifica come Pietra di Luna, “Diana, Artemis, Ishtar, e anche Proserpina, la forza del Nero Femminile.”

Le Giulie allo stesso tempo nonne, madri, sorelle, puttane e concubine incestuose di Eliogabalo, “nato in una culla di sperma”, tra culti misterici e riti di sangue, dove gli archetipi del maschile e del femminile si invertono e si mescolano fino al miraggio dell’androgino originario: Eliogabalo sacerdote-bambino del Sol Invictus, nato ad Antiochia nel 204 d.C. sotto l’impero di Caracalla e imperatore a sua volta, assassinato in una latrina all’età di diciott’anni.

Il capolavoro di Artaud narra la sua vita, tanto breve quanto incredibile, nell’unica maniera che le rende giustizia, tra rimandi metafisici e carnali pregni di precisi simboli esoterici e divinatori, messa in scena sul palcoscenico di un Oriente descritto con realismo onirico, del quale possiamo avvertire con nitidezza profumi e olezzi, non solo fisici.

Un libro complesso da leggere più volte, un giardino di delizie per gli amanti di quel gusto per l’esoterismo degli anni ’20 e ’30 che donò profondità al precedente decadentismo, in cui l’amalgama di sacralità e sensualità rimase perlopiù confinata a un livello estetico senza penetrare negli abissi dell’inconscio dove l’ha condotta Artaud.

Astenersi minimalisti.

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L’IMAGINIFICO

Un’altra biografia di Gabriele d’Annunzio? Sì, perché le biografie di un personaggio poliedrico e multiforme come d’Annunzio non sono mai abbastanza.

Nel suo ultimo, splendido lavoro, Maurizio Serra ci regala una biografia del Vate non solo esaustiva anche nei particolari e nei personaggi, ma ben articolata sia con il dorato mondo della belle-époque e dei primi del Novecento, sia con l’ambiente culturale francese dell’epoca, di cui Serra è un profondo conoscitore.

Il libro infatti è uscito in francese nel 2018 per i tipi di Grasset, vincendo il Prix Chateaubriand e il Prix de l’Académie des Littératures, offrendo un ritratto di d’Annunzio vicino alla sensibilità e alla cultura del lettore d’oltralpe. Questa, a mio avviso, è la vera particolarità di questo testo che ci permette di incontrare da vicino e con dovizia di particolari quei personaggi così importanti nella vita di d’Annunzio durante i lunghi soggiorni nella sua seconda patria, spesso un po’ trascurati dai biografi italiani.

Un’opera ponderosa di circa 700 pagine che scorrono come un romanzo, ricchissima di note esplicative e rimandi a testi notevoli, condita da quella sensibilità da fine diplomatico qual è Maurizio Serra.

Lettura, se non l’avete ancora capito, consigliatissima.

Libri

PARADISI ARTIFICIALI

Le sostanze stupefacenti hanno accompagnato la storia dell’umanità sia come elemento fondamentale che come ostacolo all’evoluzione. Allora in che modo bisogna considerarle da un punto di vista scientifico-spirituale, oltre ai noti meccanismi chimico-fisici? Qual è la loro azione soprasensibile sull’uomo? E quale il loro significato esoterico nella nostra storia evolutiva?

Il dottor Orlando Donfrancesco, farmacista a orientamento antroposofico, ci accompagnerà in un avvincente viaggio nel mondo delle droghe lungo lo spazio e il tempo, ricco di citazioni letterarie, storiche e artistiche: dall’Oriente della canapa all’Occidente della coca, dalle prime civiltà che tramite l’oppio ritornavano verso i mondi spirituali, all’incarnazione materialistica del presente favorita dall’alcol, arrivando a esplorare le epoche future aperte dagli allucinogeni.

Oppio, eroina, cannabis, ecstasy, alcol, coca, amfetamine, funghi, peyote, LSD: ognuna di queste entità è latrice di differenti influssi spirituali che saranno analizzati in maniera accessibile a tutti, in uno stile sempre brillante e coinvolgente, per aprirci a una nuova visione delle droghe.

Libri

CAMBOGIA, IL GIOIELLO RITROVATO

La Cambogia è un gioiello che il mondo ha ritrovato da pochi anni. Prima che la globalizzazione la renda identica al resto dell’Indocina, il viaggiatore – e non il turista – riuscirà a cogliere sensazioni ancora autentiche, uniche, offerte con semplicità da questa terra straordinaria. Il presente taccuino di viaggio traccia un itinerario minimo, dentro e fuori se stessi, per avvicinarsi alla Cambogia e al suo popolo con consapevolezza. Un viaggio meraviglioso che ci cambierà interiormente, già con la lettura di queste pagine.

Epigrafe del libro.