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PIANETI, METALLI E UOMO (7/8): IL RAME E LE FORZE DI VENERE

D. G. Rossetti, “Venus Verticordia” (1866)

Dalla forza aggressiva del ferro, portatore degli impulsi di Marte, ora cambiamo decisamente atmosfera e ci lasciamo abbracciare dalla grazia di Venere e dalla bellezza della sua incarnazione terrestre, il metallo rame, polare al ferro in tutti gli aspetti (ma proprio per questo tra i due vige l’attrazione degli opposti, come vedremo). Polare innanzitutto nell’aspetto fisico: come il suo compagno argento, anch’esso metallo sottosolare, il rame nativo si presenta in quelle che vengono chiamate “forme organiche” come felci, capelli, foglie, a indicare la sua affinità con le forze del vivente più che con quelle della forma, veicolate invece dai metalli soprasolari (ferro, piombo, stagno) che si presentano in forme compatte.

Rame nativo

Volentieri ci si accosta a un manufatto di rame, che sempre comunica calore e simpatia, assente invece in un arnese di ferro che spinge piuttosto all’azione diretta verso il mondo esterno. Come già illustrato nello scorso articolo, se il rame è stato il metallo che ha caratterizzato le antiche epoche di cultura fino a tutta la terza, nel corso della quarta (“periodo greco-romano”) il ferro ha imposto la sua supremazia con i marziali Romani, proprio a partire dalle armi. Va detto che il rame fino a quel periodo costituiva il metallo principale di lance, spade e corazze – presso gli antichi Greci, per esempio – sempre in lega con lo stagno, metallo in grado di donare quelle forze di forma che mancano al cedevole rame, a formare il duro bronzo che tuttavia non ha potuto reggere il confronto con le straordinarie proprietà del ferro in questo campo. Così il rame si è ritirato in ambiti a lui più congeniali, come quello artistico (metallo per fonditori, incisori, scultori, e per gli strumenti musicali), casalingo (utensili e stoviglie in rame) o decorativo, qui spesso in lega con lo zinco a formare il lucente ottone.

A. Canova, “Marte e Venere” (1816)

Tuttavia l’era della tecnica, inaugurata nell’attuale epoca di cultura proprio dal ferro e dalle sue leghe d’acciaio con il carbonio, ha strappato il rame dal suo mondo di arte e bellezza per precipitarlo nelle forze di subnatura quale metallo di elezione per condurre l’elettricità, proprio accanto al suo turbolento compagno ferro, vettore del magnetismo. Se, come vedremo, il rame ci parla del mondo astrale e ha nel rene il suo centro di forza nell’organismo umano, mostrando affinità per l’etere di luce, non è difficile riscontrare nell’elettricità proprio la controimmagine submateriale dell’etere di luce stesso, come corruzione del mondo astrale.

Calcopirite

D’altra parte la relazione tra rame e ferro è antichissima e risale ai primordi della formazione della crosta terrestre, quando il rame è sceso con lo zolfo nelle profondità basiche della Terra e qui si è unito anche al ferro a formare il suo minerale più importante, la calcopirite (solfuro di rame e ferro). Gli antichi, che esprimevano queste conoscenze per immagini, non a caso fanno di Venere la sposa del dio degli inferi Vulcano, rappresentante delle forze sulfuree, che un giorno scopre la moglie a letto con l’amante Marte: così nella mitologia è rappresentato il ménage-à-trois della calcopirite.

Alessandro Varotari, detto “il Padovanino”, “Marte e Venere sorpresi da Vulcano” (1645)

Questo minerale, salendo verso la superficie terrestre, incontra dapprima l’ossigeno a formare la cuprite e poi si combina volentieri con l’acqua a formare la malachite, un carbonato basico di rame, tappa finale del rame sotto le attuali condizioni terrestri (la patina verdastra che si forma sulle stoviglie di rame è, appunto, malachite).

Malachite

Per questa sua straordinaria capacità di legarsi facilmente e rapidamente all’acqua e a tutti gli elementi, gli alchimisti medievali soprannominarono il rame “meretrix metallorum” (meretrice dei metalli), appellativo forse non lusinghiero ma che ben esprime il comportamento del rame nella sua vivacissima chimica che sfugge a ogni regola, formando sali complessi di difficile identificazione e soprattutto generando i minerali più variamente e intensamente colorati presenti in natura: il rame reagisce sempre, è sempre aperto, mostra di poter sempre “accogliere”, modificandosi in base alle condizioni altrui. La sua imprevedibilità di azione non solo nel campo della chimica, ma anche nella sfera del vivente con le sue innumerevoli trasformazioni, ci riporta al carattere di Venere. In effetti per descrivere questo metallo e le caratteristiche venusiane che presenta, è naturale rivolgersi all’arte e alla bellezza, piuttosto che ad aridi trattati di chimica e stechiometria.

S. Botticelli, “La nascita di Venere” (1485)

La “Nascita di Venere” del Botticelli ci parla del rame e di tutto ciò che è collegato all’impulso di Venere, raffigurando il sorgere dell’anima umana nell’astralità-aria (rappresentata dai fiori e dal vento) dall’elemento liquido-eterico. Venere nasce sull’isola di Cipro, in latino Cuprum che corrisponde anche al nome latino del rame (simbolo chimico “Cu”), ha i capelli color rame come tutti i personaggi femminili del dipinto, l’aria astrale le soffia sui reni, organi di Venere, e in basso a sinistra è raffigurato l’equiseto, pianta utilizzata fin dai tempi più antichi per le patologie renali. Anche la conchiglia ha una simbologia precisa: poiché Venere non è affatto, come spesso si crede, il simbolo delle funzioni lunari di riproduzione e rigenerazione (come visto nell’articolo sull’argento), ma quello dei processi di assimilazione, ricettività, accoglienza e interiorizzazione, la conchiglia rappresenta proprio queste qualità avvolgenti e protettive per il mollusco che vi risiede.

Ma non solo. Per i molluschi, i crostacei e altri animali acquatici inferiori, il rame è il metallo respiratorio proprio come lo è il ferro per gli animali terrestri. Se infatti la molecola “respiratoria” della porfirina è pressoché uguale in tutti gli animali, a variare è proprio il metallo deputato a cambiare valenza a contatto con l’ossigeno dell’aria. Come visto nello scorso articolo, negli animali terrestri la porfirina presenta al centro un atomo di ferro (che passa da valenza +2 a +3 a contatto con l’ossigeno) a formare l’emoglobina, mentre nei molluschi marini questa posizione è occupata dal rame (che passa da valenza +1 a +2) a formare l’emocianina. Ecco che ancora una volta questo metallo ci si presenta come colui che mette in contatto l’acqua (l’animale marino) con l’aria (l’ossigeno), ed è innanzitutto in questa capacità di collegare l’eterico con l’astrale che sono da ricercare le sue qualità terapeutiche. In secondo luogo bisogna osservare le caratteristiche di questi animali acquatici dove predominano il metabolismo e le funzioni di assimilazione: da invertebrati, mantengono la molle proteina vivente al loro interno e secernono, come scheletro esterno, tutto ciò che indurisce e dà forma (per esempio il calcare secreto dall’ostrica); dotati di scarsa coscienza e privi di calore proprio, dedicano le loro forze all’anabolismo proteico e, in definitiva, all’organizzazione del ricambio.

Venere

In medicina antroposofica, infatti, si utilizza il rame per i processi della zona inferiore dell’organismo, ovvero tutto ciò che si compie sotto il diaframma o comunque nel sistema metabolico-motorio e nervoso vegetativo: l’assimilazione (utilizzato per i disturbi di nutrizione sotto forma di Cuprum Sulfuricum); il calore (ha azione riscaldante soprattutto per le estremità, come unguento di rame metallico); l’elaborazione della linfa e del sangue venoso (in particolare per le stasi venose come emorroidi e varici) dove “aiuta” il ferro che si occupa della circolazione arteriosa; e infine, come immaginabile, per tutte le patologie che attengono al rene: insufficienza renale, nefrite, disturbi psichici renali come la schizofrenia, dovuti principalmente a un’esagerata emancipazione del corpo astrale. Il rame presenta inoltre una marcata azione spasmolitica in generale, dagli spasmi arteriosi ai crampi addominali. In questi ultimi la sua azione è ulteriormente esaltata dall’unione con la melissa e la camomilla, piante appartenenti al processo di Venere, dalle quali si ottengono i rispettivi rimedi a base di rame vegetabilizzato.

G. Bussière, “Elena di Troia” (1895)

Per concludere, come sempre, diamo uno sguardo al “tipo Venere” (o “tipo rame”) ovvero quell’individuo che nel processo di incarnazione ha interiorizzato maggiormente le forze di Venere rispetto a quelle degli altri pianeti. Di aspetto grazioso e femminile, ha capelli folti, occhi grandi e brillanti, bocca sensuale e sorridente, gesti morbidi e affettuosi, voce dolce e spesso adulatrice, e comportamento accondiscendente. Se nelle donne vengono esaltati tutti gli attributi tipici femminili, nell’uomo ciò si traduce in un’estrema delicatezza di tratti e di corporatura. I “venusiani” sono individui che nella vita si dedicano con calore a tutto ciò che è arte e bellezza, sia per sé stessi che per il mondo, persone in grado di sviluppare autentici sentimenti religiosi e di amore, che spesso tendono rispettivamente verso il fanatismo e il sentimentalismo. Infatti negli individui nei quali l’influsso di Venere è troppo forte osserviamo un peso esagerato dei sentimenti che porta a sproporzionati sfoghi emotivi.

Tiziano Vecellio, “Venere allo specchio” (1555)

Ciò avviene perché nel “posseduto da Venere” un mondo ideale annebbia la realtà riempiendola di moti “astrali” passionali, desideri, incubi, innamoramenti, illusioni, fantasticherie positive e negative con eccessive reazioni, da cui questi individui sono completamente dominati: la sete di esperienze è insaziabile, si comportano in modo provocatorio, seducono e vengono sedotti (da sottolineare che Venere stimola l’istinto sessuale passando dal sistema renale e non da quello riproduttivo, come avviene per la Luna). Al contrario, gli individui dove l’influsso di Venere è troppo debole sono persone tiepide e spente che non risuonano con l’ambiente e con gli altri esseri umani, che non potranno mai sperimentare appieno il calore dell’entusiasmo e la pienezza della gioia, né le calde passioni di amore e di amicizia che illuminano di bellezza il cammino della vita.

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