Piccolo capolavoro, forse un po’ dimenticato, di quel grande scrittore che è Primo Levi.
Ventuno racconti legati l’un l’altro dalla progressione temporale che scandisce gli anni più intensi e drammatici del secolo breve, narrati con garbatezza e ironia da Levi in veste di chimico, mestiere che l’ha portato in diverse situazioni lavorative e di vita, non da ultima quella come prigioniero alla fabbrica di Buna, vicino Auschwitz (che sarà narrata nel racconto “Vanadio”). Solo in quest’ultimo caso parla direttamente degli anni di prigionia – per i quali l’autore stesso rimanda ai suoi testi più celebri – presentandoci invece un vivido spaccato umano dell’Italia anni Trenta e di quella del Dopoguerra, vera preziosità del libro.
Ogni racconto è dedicato a un elemento della tavola periodica – Idrogeno, Ferro, Potassio, Nichel, per esempio, ma anche i meno noti Cerio e Argon – che entra direttamente o per vie traverse nel racconto, sempre in maniera geniale.
Una lettura fluida e leggera, ma solo in apparenza, perché i temi toccati dallo scrittore trasmutano nel profondo, come “l’oscura materia” che Levi ha esplorato per tutta la vita alla ricerca di una certezza.